martedì 10 marzo 2009

Il sangue dei vinti


L'ultima volta che ho parlato di questo argomento ero su una spiaggia di Zanzibar a conversare con Michele, Mara ed un americano curioso. Forse sarà perché l'argomento tocca un punto sensibile e forse sarà stata la lingua inglese, ma il mio ragionamento è risultato troppo perentorio e pessimista a giudizio dei presenti.

Ci riprovo qui, con la calma che impone la scrittura e con il vantaggio di utilizzare la mia lingua.

La tesi è semplice: in Italia il fascismo non è considerato una pagina esecrabile della nostra storia. O se volete, in parole più semplici: gli italiani non si vergognano del loro passato fascista.

Perché il nazismo è vissuto in maniera diversa dai tedeschi?

Beh, direte voi. I nazisti sono il male assoluto, noi siamo tutta un'altra cosa. Insomma: italiani brava gente.

Questa è un gigantesca frottola. Non è vero!

Il fascismo è andato al potere con un atto di prepotenza (la marcia su Roma), lo ha mantenuto con l'omicidio (Matteotti), la violenza e con delle elezioni illegali. Abbiamo insegnato alla Germania il fascismo ed al mondo il culto della personalità.

Abbiamo ossequiosamente ratificato le leggi razziali.

Abbiamo dichiarato guerra ad una Francia sconfitta per un pezzo di terra. Abbiamo aggredito Albania e Grecia (la prima annettendola senza sparare un colpo e la seconda subendo umilianti sconfitte) per assecondare le manie di grandezza di un folle. Il tutto è successo nel silenzio compiaciuto del popolo italiano.

L'Italia era nera nel volto e anche nel cuore.

La Germania rasa al suolo, occupata e divisa è passata attraverso una completa abiura. Ha pagato a caro prezzo la sua sconfitta. Fino alla fine degli anni ottanta lo stesso popolo viveva diviso. L'Austria ha dovuto aspettare il 1955 per tornare una nazione indipendente.

Grazie all'opportunismo vile, che raggiunge il suo culmine l'8 settembre del 43, e la fortunata importanza strategica della nostra nazione noi non abbiamo subito lo stesso trattamento. Siamo da subito una nazione libera, ma con un passato indegno e la coscienza sporca. Allora ricostruiamo la nostra storia utilizzando il sangue dei pochi oppositori antifascisti.

L'Italia ha esaltato per anni il valore dei partigiani e si è lavata la coscienza con il loro sangue. Il sacrificio e il coraggio di poche migliaia di persone è stato sfruttato per ripulire l'immagine di una nazione intera.

Nel contempo ci hanno insegnato che il fascismo non era stato poi così male. In fondo Mussolini ha fatto bonificare le paludi, ha costruito stazione centrale e ci ha dato finalmente una coscienza nazionale. Qualcuno confuso pensa ancora che la guerra l'abbiamo vinta e che gli americani ci hanno "liberato", invece di averci invaso e sconfitto.

In sostanza l'Italia non ha espiato i suoi peccati. Per anni ci hanno insegnato a dimenticare i nostri torti e questo ci ha impedito di innamorarci della democrazia e di fidarci delle sue regole.

I partigiani non hanno vinto la guerra. L'hanno persa.

La stessa parola "resistenza" implica inevitabilmente una vittoria impossibile. Nel libro "Storia militare della seconda guerra mondiale" (Liddell Hart, Mondadori) su circa mille pagine l'autore dedica quattro righe ai partigiani.

I partigiani non hanno vinto la guerra. Gli alleati lo hanno fatto.

Ogni volta che sento qualche indegno figuro insultare la democrazia provo disgusto.

E rabbia. La rabbia che mi fa dire che abbiamo sprecato "il sangue dei vinti".

5 commenti:

Alessandro Teruzzi ha detto...

Uhm... non mi sembrate molto interessati all'argomento.

Peccato.

Io lo trovo importante e forse fondamentale per capire che paese siamo oggi.

Cristiano ha detto...

vabbè ti d soddisfazion io: sono quasi completamente d'accordo con te, a perte una cosa fondamentalke dal mio punto di vista: la considerazione sui partigiani la trovo assolutamente fuori luogo e ti spiego perchè.
E' vro che da un punto di vista puramente militare/strategico l'impatto partigiano sugli siti del conflitto sono scarsamnente rilevanti, ma ritengo invec che dal punto di vista moral e dal punto di vista di presa di coscienza civile della necessità di "resistere" al fascismo abbiano contribuito e non poco alla creazione dell'Italia democratica, al di là delle considerazioni politiche (che poi c'erano sia partigiani rossi che partigiani azzurri....).
insomma, da una parte sminuisci il valore dei partigiani e dall'altro lamenti la mancanza di una memoria storica IN iTALIA.... e chi se non i partigiani, che hanno insegnato agli italiani a "resistere" avrebbero dovuto avere qusto ruolo?

Alessandro Teruzzi ha detto...

Io ridimensiono l'impatto militare che hanno avuto, non la statura morale. Anzi, l'idea che uno combatta nonostanza la situazione di assoluta minoranza e' ammirevole e degno di rispetto.

Quello che dico e' che hanno contribuito anche troppo alla costruzione dell'Italia democratica.

Mi spiego.

usando i partigiani come esempio si e' costruita un'immagine storica dell'Italia mendace. I partigiani erano pochi e valorosi. Gli Italiani che hanno appoggiato il fascismo erano la stragrande maggioranza. Questo ha impedito di espiare i nostri peccati. L'Italia e' sempre stata un po' fascista (MSI) e lo e' ancora ora (Una legge come l'impronte ai rom non sarebbe mai stata accettata in UK).

L'aver minimizzato sugli orrori del fascismo ci ha abituato a minimizzare sugli errori della nostra classe di governo.

Ci siamo creduti per anni migliori di quanto siamo stati. Non abbiamo riconosciuto i nostri errori e adesso rischiamo di ricometterli.

Marcello Novelli ha detto...

Il post e' molto interessante e soprattutto pesante, nel senso che non si puo' rispondere in 2 minuti. Gli argomenti toccati sono tanti e vanno dal comportamento delle nazioni al comportamento dei suoi cittadini che non sempre coincidono. Servirebbe una serata di dibattito ben organizzata per sviscerarne tutti gli aspetti.

Concordo con te che l'argomento e' tutt'altro che superato, anzi oggi e' piu' che mai di attualita'.

E' chiaro che quello che e' avvenuto nel dopoguerra e' stato piu' dettato da considerazioni geopolitiche (l'Italia a Yalta e' stato collocata nella sfera di influenza Anglo-Americana) che da quello che la gente voleva e sentiva. In quest'ottica vanno lette certe vicende quali ad esempio lo spauracchio di un governo di centro-destra (DC+MSI) per tenere a freno le spinte rivoluzionarie delle sinistre durante i governi di unita' nazionale che vedevano alla guida il binomio De Gasperi-Togliatti.

In quest'ottica va anche letta la mancanza di cambio della guardia nell'esercito e nelle forze dell'ordine che hanno continuato ad essere quelle del regime fascista (ancora oggi esiste la X-mas).

La storia del fascismo e' lunga. Dire semplicemente che l'Italia era fascista e' un po' riduttivo. Possiamo dire che determinate circostanze hanno fatto si che il Partito Fascista diventasse maggioranza, tra queste sicuramente gli errori dei governi liberali, gli eccessi rivoluzionari di comunisti e socialisti, l'appoggio della borghesia, degli industriali e dei proprietari terrieri, la timidezza e la mancanza di unita' dell'opposizione, il consenso della chiesa, il mito imperiale, le misure populiste mirate ad ottenere il consenso, la propaganda martellante e una certo fatalismo proprio del carattere italiano.

Il consenso poi e' crollato quando il regime ha dovuto fare i conti con la realta': l'Italia era impreparata tecnologicamente a combattere una guerra moderna (mitica la battuta sul moschetto modello 91), la ricchezza promessa dal regime non e' arrivata anzi il paese si e' impoverito, non sempre l'uomo e' disposto a barattare la liberta' per un pezzo di pane, soprattutto quando il pane e' quello del tempo di guerra, il sogno imperiale ha dovuto fare i conti con i bombardieri anglo-americani e cosi' via.

Questo ha risvegliato l'opposizione che ha furia di prendere manganellate ha deciso di entrare in clandestinita' e di incominciare a combattere il fascismo. Due eventi hanno poi aggiunto forza alla resistenza: lo sbarco alleato in sicilia e soprattutto l'8 settembre. Da un alto la resistenza ha incominciato a collaborare e a coordinarsi con gli invasori e dall'altro molti soldati sbandati invece che unirsi ai repubblichini hanno preferito ingrossare le file dei partigiani e combattere per un Italia diversa. Al numero partigiani rifugiatisi in montagna va aggiunto l'appoggio popolare che hanno avuto nelle fasi finali della guerra.

Il ruolo dei partigiani, anche se senza le truppe alleate probabilmente non avrebbero vinto la guerra, non va trascurato. E' dai partigiani che e' nato il CLN e dal CLN i primi governi del dopoguerra. Dal punto di vista militare, come ricorda Giorgio Bocca i partigiani distraevano due divisioni tedesche dal fronte della linea gotica e in alcuni casi avevano creato delle vere e proprie sacche di Italia libera (le montagne sopra Cuneo per esempio).

Secondo me non bisogna vergognarsi del nostro passato fascista, anche perche' io non c'ero (e' un po' come dire che tutti gli americani si devono vergognare del genocidio degli indiani), ma bisogna imparare a leggere la storia, tenere sempre ben presente da dove arriviamo e farne memoria per evitare di ripiombare nel buio.

Marcello Novelli ha detto...

Ah, per chi non conoscesse la mitica battuta del moschetto 91 ve la riporto.

Nella versione teatrale de "Il sergente nella neve" di Marco Paolini c'e' questa battuta:

"Stavo di guardia sul fronte del Don, dall'altra parte del fiume arrivavano rumori di preparativi, io guarda il mio moschetto modello 91... noooo, 91 non e' il calibro se no avrebbe una canna cosi' (fa un buco con le due mani). 91 e' l'anno di fabbricazione (1891 e siamo nel 1941), d'altronde moschetto che vince non si cambia".