martedì 30 dicembre 2008

Fine dell'anno. Tempo di bilanci.


Sono contento di questo 2008.

E' il primo anno che passo completamente all'estero e devo ammettere: mi fa una certa impressione.
Quando sogno "casa mia" e' ancora quella di mia madre. Evidentemente, non sono mai riuscito a considerare nessun altro posto come "mio". Non mi e' successo a Torino (in tre anni e qualcosa) e non mi e' accaduto nemmeno a Londra. Tenendo conto che qui ho cambiato casa 6 o 7 volte non appare cosi' strano.
Lo sanno tutti che occorre del tempo per affezionarsi!

A febbraio avro' un appartamento tutto mio e questo da' un nuovo tono a tutto il 2009. L'anno trascorso mi e' servito per pulire e rimarginare le ferite; per alleggerirmi e per scrostare qualche senso di colpa. Mi sembra di esserci riuscito.
L'anno che verra' serve a ricostruire, nel senso piu' fisico del termine. Voglio aggiungere oggetti alla mia vita, non per zavorrarmi, ma per parlare un po' di me alle persone.

Per questo e' cosi' importante questa casa. Non l'ho capito subito, ma adesso ne sono certo. Ho bisogno di stare in un posto che mi assomigli.

Penso che sia l'ultimo passo da compiere prima di ricostruire anche dei legami. Intendiamoci, e' gia' successo, ma e' stata una sorta di crescita spontanea. Adesso voglio metterci l'impegno che occorre sempre per creare le "cose belle". Non pensate soltanto alla morosa, io sto parlando in generale.

Verso la fine dell'anno ho anche messo un po' da parte la malinconia. Non del tutto, saranno le canzoni di De Andre' (con le quali sono cresciuto ed un giorno ne parleremo) o forse una mia tendenza naturale, ho sempre trovato una certa bellezza nelle storie tristi; mi hanno sempre affascinato, come un falo' attira una falena.

Ho passato una settimana quasi perfetta in Italia. Sono stato con la mia famiglia e con i miei amici. Vi ringrazio per la vostra accoglienza. Ogni volta mi sembra di non essermene mai andato tanto mi sento a mio agio in vostra compagnia.

Insomma alla fine di questo 2008 mi sento meglio di come l'ho cominciato. Non mi sembra poco.

E a voi?

venerdì 19 dicembre 2008

Vado a vivere da solo!


Lo so cosa state pensando. Che noia, cambi ancora casa. Non fai altro che traslocare.

E' vero, sembra assurdo ed in questa mia volatilita' c'e' anche qualcosa di comico, ma la scelta di andare a vivere da solo la covavo da tempo. E' rimasta sopita dentro di me come la brace sotto la cenere per mesi. Qualche giorno fa e' scoppiato l'incendio. Un mio amico ha deciso di traslocare per cercare una casa piu' consona alla vita di coppia e mi ha chiesto se volevo prendere il suo posto nel monolocale.

Da quando me lo ha detto mi sono sentito come un bambino sotto Natale: impaziente, emozionato e monotematico.

Ho capito che e' la cosa che voglio fare, anche se lasciare le mie coinquiline mi provoca dispiacere.

Insomma, non e' ancora del tutto ufficiale, ma nei primi giorni di gennaio traslochero' ancora.

Ci sono buone possibilita' che per tutto gennaio la mia camera rimanga vuota (non e' ancora detto), quindi se qualcuno ne vuole approfittare e' il benvenuto.

Vedi filmato: Vado a vivere da solo!

mercoledì 17 dicembre 2008

A Modo Mio




Ultimamente mi frulla in testa questa canzone.


L'ascolto spesso mentre cammino per andare a lavoro. Mi mette addosso un certo ottimismo ed anche una buona dose di buon umore.

Trovo che mi descriva anche abbastanza bene.

Ascoltatela.

A Modo Mio (Negrita)

Prende bene stare fuori oggi che è primavera
prende bene andare in giro con il sole che saluta la sera
oggi che è primavera
E ho buttato via i pensieri via la noia e il magone
li ho buttati tutti quanti stamani tutti dentro a un bidone
e fuoco col kerosene


E a modo mio, a modo mio sono

contento un poco anch'io
E a modo mio, a modo mio sono
contento un giorno anch'io
E a modo mio, ringrazio Dio oggi
la storia la faccio io, a modo mio


E' che oggi sono in forma oggi è un giorno speciale
di quei giorni che non vengono spesso come le eclissi di sole
che le puoi quasi contare
E le bambine, le bambine oggi sono gentili
le bambine oggi fanno un sorriso ai fischi dei militari
oggi è un giorno alla pari


E a modo mio, a modo mio sono

contento un poco anch'io
E a modo mio, a modo mio sono
contento un giorno anch'io
E a modo mio, ringrazio Dio oggi
la storia la faccio io, a modo mio


P.S. Ho anche una grossa novita', ma dovrete aspettare il prossimo post

lunedì 8 dicembre 2008

Zanzibar


Voliamo verso Zanzibar su un piccolo monoelica. L'aeroporto e' arredato come una farmacia anni venti. Il sistema di sicurezza somiglia a quello di un supermercato, non ho dovuto esibire nessun documento e ho trasportato da solo la valigia fino all'aeroplano.

Zanzibar (l'isola) dall'alto sembra molto rigogliosa, dopo mi spiegheranno che siamo nel mezzo della piccola stagione delle pioggie e che verso marzo il paesaggio e' piuttosto diverso. In quei periodi l'acqua diventa un problema vitale soprattutto nelle zone rurali.

Stone Town (la capitale) appare piu' un grande paese che una citta'. La fattiscenza e la precarieta' degli edifici occupa completamente la mia attenzione per tutta la prima giornata. Le strade sono piccole, sporche e non in salita. Questa e' l'unica differenza rispetto la famigerata scaletta del pollaio.

La citta' e' un intricato gomitolo di viottoli sghembi. Le strade non corrono parallele come nelle citta' romane (Torino) e neanche concentriche come quelle medioevali (Milano); orientarsi risulta difficile: molte delle vie non hanno nome e chiedere informazioni o solo farsi vedere indecisi ti costringe ad un estenuante lotta contro i papasi. In lingua swahili letteralmente moschoni. Sono i venditori di: souvenir, gite organizzate, cd musicali e naturalmente a bassa voce anche di droghe.

E' incredibile come mi sia abituato alla sciatteria della citta' in poco meno di una settimana. Verso la fine della vacanza la sporcizia non era piu' un problema, anzi tutto mi era diventato cosi' famigliare da farmi provare nostalgia alla partenza.

Ho fatto molto piu' fatica a digerire la lentezza delle persone. Nei ristoranti e nei locali il personale e' volenteroso, ma "moviolizzato". Sara' il caldo a sopire l'iniziativa o la certezza che i propri sforzi non verranno comunque premiati. Io non so dirvi.

Obama ha scaldato il cuore di molti in Africa. Non e' raro vedere magliette con la sua immagine. Un supporter ha anche appeso un quadro del nuovo presidente ad un albero secolare ed organizza degli estemporanei comizi nello stile di Hyde Park Corner.

Gli impiegati governativi sono sottopagati (70 dollari al mese), questo porta alla proliferazione della corruzione. Non ho parlato con molti africani, ho incontrato prevalentemente stranieri, ma ho avuto un interessante discussione con il compagno di una donna italiana (lei e' meravigliosa ne parlero' nel prossimo post). Mi ha dipinto la situazione Zanzibarina con amaro e lucido pessimismo. Un isola ricca di risorse e povera di conoscenza e di iniziativa.

Non ho dati. Dal basso del mio grossolano punta di vista occidentale posso dire che a Zanzibar non sembra che la gente viva poi cosi' male.

Poi ricordo: per le strade non e' poi cosi' facile incontrare un anziano.

sabato 6 dicembre 2008

L'arrivo


Mettiamo subito le cose in chiaro. Per uno che ha vissuto tutta la sua vita in paesi occidentali dieci giorni in Africa non ti permettono di capire molto.
Quindi tutto quello che vi diro' dovra' essere preso per quello che e', semplicemente degli appunti di viaggio.
L'aereo e' una camera di decompressione efficace, entri abituato al vento londinese e come per magia ti trovi nell'afa africana. Siamo arrivati di notte, intorno alle dieci. Il lungo viaggio ed il caldo smorzano la mia voglia di osservare e la mia curiosita'. Nonostante cio' noto qualcosa di strano, l'aeroporto e' molto diverso dal solito, piu' buio e senza aria condizionata, assomiglia di piu' ad una stazione ferroviaria.
Arriviamo alla dogana e troviamo l'ufficio al quale rivolgersi per ottenere il visto. Il numero di impiegati e' impressionante, direi non meno di dieci per non piu' di quaranta viaggiatori. Tutto si svolge in un silenzioso e rilassatissimo caos. La pratica richiede circa un'ora e l'intervento di almeno quattro impiegati diversi.
Agli arrivi troviamo Michele, magro, abbronzatissimo ed in infradito che sventola la mano per farsi vedere. La differenza tra la nostra carnagione e la sua e' imbarazzante.
Michele ci accompagna al taxi, dove troviamo due individui, un pensante ed uno dotato di una patente di guida. Infatti il guidatore non parla una parola di inglese ed anche ad uno sguardo superficiale, si puo' notare che nella vita non e' certo sopravvissuto grazie alle capacita' intellettive.
Arriviamo al nostro albergo e ci facciamo quattro chiacchere sul balcone bevendo delle bibite. Guardo il paesaggio e penso che tutto sommato non sembra cosi' male e che il degrado non e' cosi' impressionante. Ma la notte ha addolcito il paesaggio, il giorno dopo la citta' mi avrebbe fatto un impressione molto diversa.

mercoledì 3 dicembre 2008

Africa

Buongiorno mie cari.

Sono a Zanzibar. Le possibilita' di collegamento alla rete sono scarse e adesso non ho molto tempo di raccontarvi come me la passo.

Comunque provvedero' al piu' presto, perche' di cose da dirvi ne ho molte.