mercoledì 19 agosto 2009

La questione meridionale


E' di poco più di una settimana fa la notizia che sono stati stanziati per la regione Sicilia 4 miliardi di euro, per cercare di mitigare il divario tra nord e sud.
La questione meridionale è un problema italiano dall'unità in poi, nessuno lo ha risolto, anzi nonostante la pioggia di proclami e di soldi, la situazione sembra essere peggiorata.
Le parole che state per leggere sono di Carlo Levi e sono state scritte nel 1945. Dopo aver passato più di un anno al confino, in un paese sperduto della Lucania, Levi ci regala questo condensato di buon senso. Merce rara di questi tempi, fatene buon uso.

Per tutti, lo Stato avrebbe dovuto fare qualcosa, qualcosa di molto utile, benefico e provvidenziale: e mi avevano guardato con stupore quando io avevo detto che lo Stato, come essi lo intendevano, era inece l'ostacolo fondamentale a che si facesse qualunque cosa. Non può essere lo Stato, avevo detto, a risolvere la questione meridionale, per la ragione che quello che noi chiamiamo problema meridionale non è altro che il problema dello Stato.
[...]
Il problema di cui parliamo è molto più complesso di quanto pensiate. Ha tre diversi aspetti che sono le tre facce di una sola realtà, e che non possono essere intese né risolte separatamente. Siamo anzitutto di fronte al coesistere di dsue civiltà diversissime, nessuna delle quali è in grado di assimilare l'altra. Campagna e città, civiltà precristiana e civiltà non più cristiana, stanno di fronte; e finchèè la seconda continuerà a dimporre alla prima la sua teocrazia statale il dissidio continuerà.
[...]
Il secondo aspetto del problema è quello economico: è il problema della miseria. Quelle terre si sono andate progressivamente impoverendo; le foreste son state tagliate, i fiumi si sono fatti torrenti, gli animali si sono diradati, invece degli alberi, dei prati e dei boschi, ci si è ostinati a coltivare il grano in terre indatte. Non ci sono capitali, non c'è industria, non c'è risparmio, non ci sono scuole, l'emigrazione è diventata impossibile, le tasse sono insopportabili e sproporzionate: e dappertutto regna la malaria. Tutto ciò è in buona parte il risultato delle buone intenzioni e degli sforzi dello Stato, di uno Stato che non sarà mai quello dei contadini, e che per essi ha creato soltanto miseria e deserto.

Infine c'è il lato sociale del problema. Si usa dire che il grande nemico è il latifondo, il grande proprietario; e certamente, là dove il latifondo esiste, esso è tutt'altro che un' istituzione benefica, ma se il grande proprietario che sta a Napoli, a Roma, o a Palermo, è un nemico dei contadini, non è tuttavia il maaggiore né il più gravoso. Egli almeno è lontano e non pesa quotidianamente sulla vita di tutti. Il vero nemico, quello che impedisce ogni libertà e ogni possibilità di esistenza civile ai contadini, è la piccola borghesia dei paesi. E' una classe degenerata, fisicamente e moralmente: incapace di adempiere la sua funzione, e che solo vive di piccole rapine e della tradizione imbastardita di un diritto feudale. Finchè questa classe non sarà soppressa e sostituita non si potrà pensare di risolvere il problema meridionale.

13 commenti:

Cristiano ha detto...

ciao Beppone, tornato or ora dal mio viaggio africano, mi son perso dei bei post!
non sono molto d'accordo con quanto sostiene levi, infatti secondo la mia opinione ribalta completamente il problema: è l'aasenza dello stato che ha favorito la nascita del problema meridione. le differenza storiche tra nord e sud sono si culturali ma sono soprattutto economiche, e se le regole economiche fossero le stesse tra nord e sud, sicuramente avremmo uno scenario ben diverso.

mi ha stupito l'affermazione di levi sulla borghesia...

Alessandro Teruzzi ha detto...

Ben tornato mio caro.

Senza il resto del libro forse le frasi di Levi possono essere fraintese, provo a darti qualche informazione in piu'.

Lo Stato in meridione c'e' eccome. Innananzi tutto è la maggiore industria. La politica di assistenzialismo è stata largamente alimentata dalla DC e dai governi successivi.

Levi parlava, 60 anni fa, di federalismo e presa di coscienza. Insomma di fare gli italiani.

La borghesia che attacca è quella di paese, ignorante e arrogante, che vive di sopprusi sui deboli.

Anonimo ha detto...

La "questione meridionale" non e' mai esistita. Se cosi' fosse stato, la soluzione sarebbe stata fin troppo facile.

Alessandro Teruzzi ha detto...

Per Anonimo:

La tua frase mi risulta criptica, vuoi sottointendere che si è tanto parlato di questo problema e nulla fatto? Quale sarebbe la soluzione fin troppo facile?

Non è obbligatorio firmarsi, ma sarebbe carino se almeno ti scegliessi uno pseudonimo, sarebbe più facile seguire il susseguirsi dei commenti.

Pina ha detto...

E’ difficile esprimere un parere – possibilmente breve e preciso – su un argomento così delicato.
Allora, i fondi per la regione Sicilia sono parte dei FAS istituiti con la riforma del titolo V Cost. nel 2001, i quali rappresentano una risorsa aggiuntiva rispetto alle risorse ordinarie, comunitarie e nazionali di cofinanziamento. Sono i primi ad essere sbloccati –credo- e ne saranno sbloccati altri al fine di “promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, ..”
Premessa, quindi, la legittimità della destinazione di tali fondi, devo ammettere che la prima cosa che ho pensato quando ho sentito la notizia è stata che i primi fondi sarebbero andati ad una regione che è a statuto speciale e che, di conseguenza, dovrebbe aver sempre goduto di maggiori agevolazioni da un punto di vista fiscale rispetto alle regioni a statuto ordinario. Poi un mio amico (siciliano) mi ha spiegato che lo statuto della Regione Sicilia, pur avendo 63 anni, non è stato mai pienamente attuato. Ad esempio, l’art. 37 (‘1. Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori del territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell'accertamento dei redditi viene determinata la quota del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi. 2. L'imposta, relativa a detta quota, compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima’) non è mai stato applicato. Ora, per collegarsi al titolo del post, io credo che la ‘questione meridionale’ non esista: esistono sicuramente delle differenze da un punto di vista storico, climatico, geografico, ecc e, probabilmente, è anche fisiologico che, all’interno di un paese, ci siano delle differenze tra un’area e l’altra, ma il punto è che la ‘questione meridionale’ è una questione prettamente ‘politica’. Ritornando all’esempio dell’art. 37, la sua non applicazione è emblematica, perché se il governatore Lombardo – fondatore del ‘Movimento per le Autonomie’, oltretutto – ha ignorato la cosa, è evidente che, di fondo, il problema è ‘politico’. Concludendo, io credo che il ‘meridionalismo’ – qualunque forma esso assuma (maggiore destinazione di fondi, ecc) – faccia male allo stesso ‘meridione’, poiché fornire maggiori risorse senza individuare i meccanismi alla base, ad es. del loro cattivo utilizzo (e qui, di nuovo, ritorniamo alla ‘questione politica’) non è dare una ‘soluzione’, ma il surrogato di una soluzione.

Anonimo ha detto...

Pina ha decriptato cio' che vi era da decriptare.

Volere e' potere, ma si vuole davvero? Naa..

ps.: Anonimo e' gia' uno pseudonimo..

Diego ha detto...

Mi piacerebbe commentare, ma mi ci vorrebbero 200 pagine. Mi limito a dire che la questione meridionale (lo dico da siciliano) non esiste. Esiste una questione nazionale, grave, di un potere che si esercita a proprio uso e consumo, e dunque di uno Stato che, dimenticate le sue funzioni primarie, non governa ma regna, non amministra ma gestisce a proprio esclusivo tornaconto una situazione sempre più grave, un Paese sempre più povero e diviso, un popolo sempre più egoista e sempre meno popolo. Il Sud è, in maniera solamente speculare e per nulla differente al Nord, una miniera, un bordello, un terreno fertile da sfruttare per l'unico vero scopo di una classe dirigente (politica e non) disonesta e corrotta: il potere. Quel potere che nel Nord significa appalti per le "Grandi Opere", e tangenti, e consenso, al Sud significa promesse, sfruttamento della disoccupazione, significa pescare a piene mani in quel fango che sono le mafie e il loro controllo.
Non esistono soluzioni politiche possibili semplicemente perchè non esiste più la politica, al Sud come al Nord. Semplicemente perchè la politica che, governando, trovava spazi di arricchimento, ha finalmente dimenticato la funzione del governare e tutto ciò che fa è produrre denaro, e potere, divorando sè stessa e facendo terra bruciata intorno...

Azzì ha detto...

Proseguendo sul filone “terronesco” tenderei a cambiare la “questione meridionale” in “problema meridionale”.

Questione va un passo piu’ avanti e puo’ creare la sensazione che qualcuno la domanda se la ponga davvero.
Il problema meridionale esiste, dovuto a tanti fattori, storico/culturali, naturali e infrastrutturali.

Paradossalmente quello storico/culturale dice che grazie ai “terroni” garibaldi ha conquistato l’italia e grazie ai “terroni” gli americani ci hanno liberati.
Questo nasconde il fatto che c’e’ un sauve fair intrinseco nella popolazione del sud ineguagliato altrove. Purtroppo e’ stato utilizzato per creare uno stato dentro lo stato (chiamata prima nobilta’ poi mafia) quando la sicilia era solo un’isola lontana dal continente e per andare da Roma a Palermo ci voleva un mese di carrozza…

Per quanto riguarda quello naturale, in fondo in tutti I sud del mondo, la gente e’ troppo circondata dalla bellezza della natura per poter pensare a lavorare anche perche’ ha di conseguenza meno bisogno di intrattenimenti artificiali e quindi di soldi.

L’unico modo di cambiare le cose e’ partire dal basso, dai giovani di oggi, sempre piu’ abituati a viaggiare e guardare al di fuori del vasino ma servirebbe anche un buon esempio dall’alto, e chi c’e’ adesso al governo e’ un ottimo esempio e un’opportunita’. Anche gli esempi negativi in fondo sono molto utili...


Lo Zizzi’

Alessandro Teruzzi ha detto...

Gli spunti sono molti.

Vi ho riportato il brano di Levi perche' mi sembrava rivoltare il problema e guardare prima i cittadini dello stato.

Secondo me il problema meridionale esiste eccome. Il fatto che il nord sia malato e' altrettanto vero, ma l'entita' del danno e' di ordini di grandezza diverso.

Ci vuole la volonta' politica e la volonta' civile per cambiare le cose.

Io vedo la soluzione lontana anni luce e voi non mi sembrate piu' ottimisti.

Anonimo ha detto...

E se bastasse semplicemente avere una giustizia funzionante in italia per togliere il 99% dei problemi, compreso quello meridionale?
Vedi Mafia, Berlusconi, Cuffaro...

Valeria B ha detto...

Quoto in pieno Diego; purtroppo ci sono delle realta'contorte di malfunzionamento che sarebbero troppo difficili da spiegare, ma, che a mio parere, sono attuate dappertutto, sia a Nord che al Sud, solo che purtroppo i risultati sono piu' tragicamente eclatanti in aree dove non c'e' abbastanza fumo per distogliere gli occhi.

PS: Anonimo guarda che il Teruzzi non ti mangia mica, scegli un nickname che magari non ti faccia confondere tra le acque di questo porto di mare!!!

Anonimo ha detto...

Ok. Considerando le insistenze specializzo il mio pseudonimo.

Buona serata,
Nessuno

Anonimo ha detto...

Ps.: Quoto Valeria B che quota Diego...quando ero a scuola quotavo sempre d'altronde..

Nessuno