lunedì 31 agosto 2009

Energia Nucleare

Il nucleare non è la pena di morte o l'eutanasia, non è una questione morale, si tratta semplicemente di calcolare vantaggi e rischi. Insomma è una questione di numeri.

Eccoli.

Costi

Una stima comparativa dei costi delle diverse forme di energia è complicata e dipende da molti fattori. Se volete maggiori dettagli date un'occhiata a questi due link: wikipedia e world-nuclear.
Le centrali nucleari comportano un'investimento iniziale maggiore rispetto a carbone e gas naturale, ma hanno costi di esercizio nettamente inferiori, a conti fatti un kWh nucleare risulta circa il 15% più costoso di uno prodotto da un impianto a carbone.
Bisogna notare che centrali a carbone sono forti produttori di gas serra, mentre il nucleare ne è quasi esente. Quindi per paragonare correttamente le due tecnologie bisogna includere i costi dell'impianto (CCS) di sequestro dell'anidride carbonica. In tal caso il nucleare diventa circa il 10% più economico del principale concorrente, cioè il carbone.
Le fonti rinnovabili vanno considerate a parte: la più importante alternativa è l'idroelettrico, ma in Italia abbiamo da tempo sfruttato ogni cascatella; il costo dell'eolico può variare considerevolmente, infatti a seconda dei siti e delle condizioni climatiche si possono avere efficienze superiori al nucleare, ma anche rese, nei casi peggiori, cinque volte inferiori.
Il solare non viene (ancora?) preso in considerazione come un'opzione plausibile per impianti di grandi dimensioni.
Il nucleare consuma acqua, 2,36 litri per kWh, quasi 4 volte quella impiegata da impianti a carbone, ma sorprendentemente meno di quella persa dalle centrali idroelettriche (i laghi artificiali perdono notevoli quantità d'acqua per evaporazione).

Rifiuti

Al mondo vengono prodotti ogni anno: 200 mila m^3 di rifiuti a bassa e media intensità (LLW e ILW) e circa 10-12 mila m^3 di rifiuti ad alto livello radioattivo (HLW).
I primi sono in gran parte rifiuti ospedalieri ed industriali, i secondi sono esclusivamente prodotti da centrali nucleari o impianti di trattamento di combustibile nucleare.
HLW sono stoccati direttamente all'interno dell'impianto per 40-50 anni, in questo periodo i rifiuti riducono di 1000 volte il loro potere radioattivo, pur restando molto pericoli e dannosi, successivamente vengono stoccati in maniera permanente sottoterra in depositi naturali a 800 metri di profondità, dove rimarranno radioattivi per migliaia di anni.
I costi di smaltimento e messa in sicurezza dei rifiuti incidono per il 5% sul costo complessivo dell'energia. Dopo 50 anni d'esercizio la centrale stessa va smantellata e trattata come una sorta di enorme rifiuto da smaltire, i costi di tali operazioni sono già contemplati nei costi di costruzione.

Sicurezza

Ho cercato in rete una lista degli incidenti nucleari avvenuti durante gli ultimi cinquant'anni senza ottenere risultati omogenei, perché non si hanno dati certi riguardanti impianti militari. Wikipedia segnala sostanzialmente un evento catastrofico (Černobyl) e solo un'altro paio di incidenti che hanno avuto limitato impatto all'esterno di una centrale.
Sulle conseguenze di Černobyl ci sono dati contrastanti, l'ONU attraverso una commissione ha stimato le perdite in 65 deceduti accertati e 4000 stimati in tutta Europa nei prossimi 80 anni a causa delle radiazioni. Greenpeace la pensa diversamente e dichiara che i morti presunti saranno 6 milioni nei prossimi 70 anni su scala mondiale. I verdi europei si pongono in mezzo, ma molto più vicini alla versione ufficiale con una stima di 30-60 mila morti presunti.

Le cause del disastro sono state un mix letale di incuria, incoscienza e ignoranza:
1) Il reattore non era a sicurezza intrinseca (in situazione di potenziale pericolo invece di spegnersi automaticamente aumentava la reazione).
2) Il funzionamento del reattore era controintuintivo (i tecnici hanno inserito le barre moderatrici per controllare la reazione senza sapere che per un primo tratto l'avrebbero accelerata e solo dopo qualche minuto cominciato a rallentarla).
3) Alcuni sistemi di sicurezza erano stati disinseriti per aumentare la produzione d'energia.
4) Il personale non era adeguatamente formato.

Tempi di costruzione ed investimenti

Per costruire una centrale nucleare sono richiesti dai 48 ai 54 mesi, nella pratica il processo è molto più lungo, sia per motivi burocratici sia per controlli ambientali. In Finlandia e UK si stimano circa 10-12 anni dalla approvazione del piano allo start-up di un impianto. L'entità dell'investimento è di circa 2500-2800 Euro/kW.

Conclusioni (le mie)

Sono molto sensibile al riscaldamento globale e alle conseguenze dell'effetto serra, quindi devo considerare il nucleare un'alternativa preferibile al carbone. Non ho fatto alcuna ipotesi sulla situazione italiana e non voglio farne, parto dal presupposto che affronteremo il problema con la stessa serietà e impegno di altri paesi. Il nucleare non è, e non sarà la soluzione, ma solo un piccolo tassello di un progetto più ampio e più organico fatto di risparmio energetico, eolico e miglioramento dell'efficenza.

Se non capiamo questo punto fondamentale questa nuova avventura nucleare non sarà altro che un sasso nello stagno nella migliore delle ipotesi e una emoraggia di soldi pubblici nella peggiore.

martedì 25 agosto 2009

Parole chiave


Da qualche settimana ho cominciato a monitorare il blog, un po' per curiosità ed un po' per capire quanti sono i lettori e come sono distribuiti geograficamente. Le altre statistiche ve le risparmio, ma quella in figura non la posso tacere.

Una trentina di persone (nell'ultima settimana) hanno trovato il mio blog attraverso google, il grafico che vedete riporta la lista delle parole chiave utilizzate.

Io non voglio commentare, solo mi domando cosa direbbe mia madre.

mercoledì 19 agosto 2009

La questione meridionale


E' di poco più di una settimana fa la notizia che sono stati stanziati per la regione Sicilia 4 miliardi di euro, per cercare di mitigare il divario tra nord e sud.
La questione meridionale è un problema italiano dall'unità in poi, nessuno lo ha risolto, anzi nonostante la pioggia di proclami e di soldi, la situazione sembra essere peggiorata.
Le parole che state per leggere sono di Carlo Levi e sono state scritte nel 1945. Dopo aver passato più di un anno al confino, in un paese sperduto della Lucania, Levi ci regala questo condensato di buon senso. Merce rara di questi tempi, fatene buon uso.

Per tutti, lo Stato avrebbe dovuto fare qualcosa, qualcosa di molto utile, benefico e provvidenziale: e mi avevano guardato con stupore quando io avevo detto che lo Stato, come essi lo intendevano, era inece l'ostacolo fondamentale a che si facesse qualunque cosa. Non può essere lo Stato, avevo detto, a risolvere la questione meridionale, per la ragione che quello che noi chiamiamo problema meridionale non è altro che il problema dello Stato.
[...]
Il problema di cui parliamo è molto più complesso di quanto pensiate. Ha tre diversi aspetti che sono le tre facce di una sola realtà, e che non possono essere intese né risolte separatamente. Siamo anzitutto di fronte al coesistere di dsue civiltà diversissime, nessuna delle quali è in grado di assimilare l'altra. Campagna e città, civiltà precristiana e civiltà non più cristiana, stanno di fronte; e finchèè la seconda continuerà a dimporre alla prima la sua teocrazia statale il dissidio continuerà.
[...]
Il secondo aspetto del problema è quello economico: è il problema della miseria. Quelle terre si sono andate progressivamente impoverendo; le foreste son state tagliate, i fiumi si sono fatti torrenti, gli animali si sono diradati, invece degli alberi, dei prati e dei boschi, ci si è ostinati a coltivare il grano in terre indatte. Non ci sono capitali, non c'è industria, non c'è risparmio, non ci sono scuole, l'emigrazione è diventata impossibile, le tasse sono insopportabili e sproporzionate: e dappertutto regna la malaria. Tutto ciò è in buona parte il risultato delle buone intenzioni e degli sforzi dello Stato, di uno Stato che non sarà mai quello dei contadini, e che per essi ha creato soltanto miseria e deserto.

Infine c'è il lato sociale del problema. Si usa dire che il grande nemico è il latifondo, il grande proprietario; e certamente, là dove il latifondo esiste, esso è tutt'altro che un' istituzione benefica, ma se il grande proprietario che sta a Napoli, a Roma, o a Palermo, è un nemico dei contadini, non è tuttavia il maaggiore né il più gravoso. Egli almeno è lontano e non pesa quotidianamente sulla vita di tutti. Il vero nemico, quello che impedisce ogni libertà e ogni possibilità di esistenza civile ai contadini, è la piccola borghesia dei paesi. E' una classe degenerata, fisicamente e moralmente: incapace di adempiere la sua funzione, e che solo vive di piccole rapine e della tradizione imbastardita di un diritto feudale. Finchè questa classe non sarà soppressa e sostituita non si potrà pensare di risolvere il problema meridionale.

sabato 15 agosto 2009

Italiani all'estero


Mentre milioni di italiani si lanciano gavettoni, fanno pic-nic e grigliate, io mi godo una fresca ed incerta giornata londinese. Però è ferragosto anche per me, quindi festeggerò in una pizzeria di Covent Garden con un altro paio di centinaia di Italians londinesi. Da tempo avevo in mente un post sugli italiani che ho incontrato in giro per il mondo. Alcuni sono amici, altri solo conoscenti, ma li accomuna una sorta di aurea. Eccoli qua, poche righe ed in ordine sparso per alcuni di loro.

Davide (Moncler, New Jersey)

E' uno di quegli italiani che hanno fatto successo, ha lavorato molto e ha conquistato il sogno americano, ma l'America non ti regala nulla. Quello che ha ottenuto l'ha sudato. L'ho visto solo poche volte, ma mi ha colpito la sua generosità ed il suo gusto per i dettagli. La migliore pizza della mia vita l'ho mangiata in un ristorante di NYC con lui, scusate se è poco.

Giorgio (Oulu, Finlandia)

Ho già parlato di lui in questo blog, è un amico da tempo, è anche un italiano atipico, non ha nemmeno uno dei vizi nostrani, scommetto che si trova molto bene in nord Europa e che non ha nessuna intenzione di tornare in Italia. Nonostante ciò si interessa, legge e si arrabbia per la situazione italiana, è strano da spiegare, ma quando sei lontano tutto ti sembra maledettamente chiaro. Io lo capisco bene.

Crupi (Giornico, Svizzera)

Ve lo immaginate un calabrese con l'accento del Canton Ticino? Persona squisita con cui è stato un piacere lavorare (per questo compare per cognome). Abbiamo parlato spesso dell'Italia, non ho mai colto nessuna nostalgia nei suoi discorsi, forse una punta di rammarico; quella che si ha, di solito, quando si parla di occasioni sprecate.

La signora sarda (Stone Town, Tanzania)

Purtroppo non ne ricordo il nome, me ne dispiace, ma lei è un esempio del genio italico. Dal nulla ha aperto una società di turismo che comprende escursioni con dei velieri (tutti battenti bandiera sarda), degustazioni di frutta, cibo locale e anche pecorino e delicatezze italiane. Donna energica e orgogliosa delle sue origini, che per sentirsi un po' a casa ha anche imparato a farsi il formaggio da sola.
Ho conosciuto anche una sua dipendente (italiana) che parlava lo swahili mescolato al napoletano: uno spettacolo.

Michele (In giro per il mondo)

Un emigrante atipico, lui è in continuo movimento per una serie di concause: la precarietà, l'aberrante antimeritocrazia italiana (che non concede opportunità adeguate a persone di talento) e non ultima la sua curiosità. Adesso è da qualche parte nel mezzo dell'Africa nera, chissà che non si rifaccia vivo.

Diego (Londra, Regno Unito)

A Londra di Italians ne conosco tanti, scelgo Diego un po' per affetto, ma anche perché è il prototipo dell'emigrante. Prima di tutto è siciliano, terra dalla quale o scappi o ti adegui, poi ha un fratello in Australia ed un altro che tra pochi giorni andrà in Nuova Zelanda e con le lingue ha lo stesso talento del Baudolino di Eco.
Diego è sempre inquieto, qualcuno lo definisce un Proudhoniano, a me sembra soltanto uno che sanamente si incazza leggendo "La Repubblica". L'Italia sarà la sua meta finale, purtroppo però, a Londra le cose sono maledettamente più semplici.

martedì 11 agosto 2009

Scritto appena ieri

Enrico Fermi dirà sulla scomparsa di Majorana:

"Perché, vede, al mondo ci sono varie categorie di scienziati. Persone di secondo e terzo rango, che fan del loro meglio ma non vanno molto lontano. Persone di primo rango, che arrivano a scoperte di grande importanza, fondamentali per lo sviluppo della scienza. Ma poi ci sono i geni, come Galileo e Newton. Ebbene, Ettore Majorana era uno di quelli. Majorana aveva quel che nessun altro al mondo ha; sfortunatamente gli mancava quel che invece è comune trovare negli altri uomini: il semplice buon senso".

Questo brano ed anche il seguente è tratto da "La scomparsa di Majorana" di Leonardo Sciascia. Quello che state per leggere vi suonerà vagamente famigliare, a me sembra scritto appena ieri.

Candidamente, Laura Fermi rompe quella specie di ormertà che si è stabilita sull'episodio e racconta le cose per come effettivamente sono andate. La terna dei vincitori era stata già tranquillamente decisa, come d'uso, prima della espletazione del concorso; e in quest'ordine: Gian Carlo Wick primo, Giulio Racah secondo, Giovanni Gentile junior terzo. "La commissione di cui faceva parte anche Fermi, si riunì a esaminare i titoli dei candidati. A questo punto un avvenimento imprevisto rese vane le previsioni: Majorana decise improvvisamente di concorrere, senza consultarsi con nessuno. Le conseguenze della sua decisione erano evidenti: egli sarebbe riuscito primo e Giovannino Gentile non sarebbe entrato in terna".

A questo punto il Ministro della Educazione, filosofo e padre solerte prende la situazione in mano: sospende il concorso e assegna la cattedra dell'Università di Napoli a Majorana estromettendolo dolcemente dal concorso.

Vi ricorda qualcosa?

domenica 9 agosto 2009

Le dimensioni contano

La domenica sono pigro ed ho i miei rituali, mi sveglio tardi e mi sorseggio un caffé mentre leggo i giornali on line. Oggi ho trovato due notizie curiose che mi hanno colpito perché hanno delle somiglianze: parlano entrambe di esseri viventi di grandi dimensioni ed hanno una morale come le favole.

La carpa Benson

In una riserva di pesca a nord di Londra hanno trovato morta la carpa più grande d'Inghilterra. Il pesce era famoso (aveva anche un nome!) perché si lasciava pescare un po' da tutti, centinaia di pescatori lo hanno tirato faticosamente a riva, scattato le foto di rito e rigettato nel lago.
Benson era così famoso da meritarsi l'esame autoptico, che ha rivelato la causa della morte: avvelenamento da noccioline. I pesci se la cavano molto bene coi vermi, ma non altrettanto con le noccioline non avendo gli enzimi adatti a digerirle.

Morale: se al pesce lo abitui a mangiare di tutto prima poi ci tira le penne, pardon le squame.

L'insolito nascondiglio

L'elefantiaco detenuto George Vera è riuscito a passare indenne due perquisizioni e a nascondere per giorni una nove millimetri all'interno di un carcere americano. Il soffice nascondiglio era niente meno che le sue abbondanti maniglie dell'amore. Il ragazzo è stato beccato solo perché si è bullato della sua performance con una guardia.
Il buon Vera era detenuto per vendita di cd pirata, adesso dovrà scontare anche la pena ben più grave di possesso illegale di arma da fuoco in carcere.

Morale: Non è detto che un tipo che abbia lo stomaco così grande da nascondere una pistola abbia anche il cervello appropriato per tenere la bocca chiusa.

venerdì 7 agosto 2009

Chiappe al sole e buoni propositi


Il blog non va ufficialmente in vacanza, ma molti lettori pare di si'. Quindi ho deciso di pubblicare un po' meno e preservare dei post "interessanti" per il vostro ritorno a settembre.

Ci sto pensando da un po'. Mi piacerebbe fare un salto di qualita' nel blog, vorrei spostarlo su un sito vero e proprio, in modo da porter avere maggiore flessibilita'. Cerchero' di tradurre anche qualche post in inglese, anche se so che sara' dura. Idee ne ho tante, ma di tempo un po' meno.

I vostri commenti sono preziosi, anzi spesso sono molto piu' interessanti dei miei post, vi ho gia' invitato a creare dei post che saro' felice di pubblicare; adesso rinnovo l'invito e rilancio, vi piacerebbe curare una rubrica? Nulla di troppo impegnativo, un aggiornamento alla settimana su quello che piu' vi piace. Ho gia' un mezzo accordo con un collaboratore.

Avanti, proponetemi qualcosa.

Insomma buone vacanze, a chi ci va.

martedì 4 agosto 2009

Appunti di viaggio


Sono appena tornato da Berlino e voglio condividere con voi i miei appunti di viaggio, saranno confusi e sfilacciati, ma so che molti di voi hanno visitato la città e questa mi sembra una buona occasione per scambiarci le impressioni.

Ho notato che molti bagni hanno i contatori dell'acqua a vista e voi sapete quanto mi piacciono i numeri. Eccovi il resoconto: per una doccia consumo circa 17 litri di acqua calda e 18 di fredda, mentre un mio stronzo richiede ben 8 litri di acqua potabile per raggiungere il "mare".

Ho avuto la sensazione di visitare una città enorme, gli spazi sono sempre ampi e nonostante la presenza di molte persone, non si ha mai l'impressione di essere nella folla. Anche l'ingresso in metropolitana è senza tornelli, largo e diretto ai binari. Un leggero odore di officina meccanica permeava tutta la banchina.

La birra costa poco di più dell'acqua minerale (3 euro contro i 2,80 spesi per una bottiglia da 0,3 litri di acqua naturale!), insomma per venti centesimi voi cosa avreste fatto? La pubblicità delle sigarette è legale e a quanto pare lo è anche la prostituzione. Infatti, passeggiando in Oranienburgerstrasse si incontrano diverse signorine avvenenti e vestite come delle ragazze immagine, poi guardandole meglio si nota, prima l'assenza di un locale notturno nelle immediate vicinanze e poi la mancanza anche dei volantini pubblicitari. Sono vestite quasi tutte allo stesso modo: stivale con zeppa, corpetto strizza-tette (ma lo slacceranno ogni volta?) e minigonna minimalista. Punte di eccellenza e dedizione al lavoro non sono mancate (un'eccentrica peripatetica sfoggiava guepierre e capelli colorati), ma abbiamo anche incontrato della sciatteria che non ci saremmo aspettati da delle mignotte (le ballerine con le calze a rete sono veramente inguardabili). Per il prezzo non vi so dire, se vi interessa la prossima volta chiedo.

I ristoranti hanno prezzi ragionevoli e la qualità del cibo è buona anche se il menù offerto è piuttosto pesante ed il caldo di questi giorni non ci ha aiutato a digerirlo.

All'aeroporto ci si arriva in treno spendendo 2,80 euro ed impiegandoci meno di 30 minuti. Un abbonamento da 20 euro ti permette l'accesso a una trentina di musei in tutta la città per tre giorni. Alcuni musei famosi sono comunque esclusi come quello del Check Point Charlie (12,5 euro), quello di Storia (5 euro ne vale la pena) e il Martin Gropius Bau Museum (15 euro). La gente è cordiale e si fa capire, anche se ad una domanda in inglese rispondono puntualmente in tedesco. Io sono sopravvissuto senza conoscere nemmeno una parola.

Adesso ditemi la vostra.