
In Italia la giustizia è in una situazione disperata: per recuperare un credito si impiegano in media 1400 giorni (quasi 4 anni!), questa prestazione simile a quella del Guatemala non è nemmeno paragonabile ai 75 giorni lavorativi offerti dallo stato francese; sul piano penale la situazione non è migliore, negli ultimi dieci anni l'80% dei crimini rimane a carico d'ignoti (cioè non si arresta nessuno), con punte del 90% per i furti e la percentuale dei condannati e degli effettivi incarcerati è quattro volte inferiore.
La situazione della giustizia ha ripercussioni sulla nostra vita di tutti i giorni: "Dal rapporto Doing Business della Banca Mondiale risulta che siamo al
156° posto su 178° in quanto a capacità di tutelare i diritti (Enforcing Contract)", le aziende scaricano in parte il costo sul prodotto finito (consumatori) ed in parte con una politica della riduzione dei costi, vale a dire stipendi (lavoratori). Quanti di voi appartengono ad entrambe le categorie? Tanto per capirci al 155° posto c'è la Repubblica del Congo.
Il senso di insicurezza strisciante creato da questa situazione della giustizia penale si tramuta in un travaso di xenofobia ed al ricorso a metodi medioevali e di dubbia efficacia come le ronde cittadine.
La buona notizia è che difficilmente le cose peggioreranno, anche se la legge sulle intercettazioni sembra non promettere nulla di buono, anzi le cose potrebbero andare molto meglio con piccoli interventi mirati e moderati investimenti.
Gran parte degli imputati è processata come incensurato soltanto perché non esiste un database unitario nazionale (a tutto il 2008), sembra incredibile, ma è così. Esiste un database delle forze dell'ordine, ma si limita agli arresti e non alla fedina penale, che tuttora persiste solo su scala locale. Ciò significa che un giudice non considererà un pluriarrestato come un pregiudicato, in quanto vige il principio di presunzione d'innocenza (l'essere arrestati 100 volte non implica il fatto di essere colpevoli). Esemplare è il caso di una zingarella di 12 anni arrestata 124 volte. Le sue impronte corrispondevano a 40 nomi diversi.
Pochissime procure hanno un archivio elettronico degl'atti processuali. In un paese abituato ai maxiprocessi da milioni di pagine, lo strumento sarebbe utilissimo. Una copia cartacea richiederebbe mediamente 6 mesi di lavoro per una persona, con la comprensibile probabilità dell'errore umano, senza contare l'inquinamento prodotto e i costi aggiuntivi. Tutti incovenienti che la copia elettronica non ha. Inoltre l'avvocato della difesa avrebbe la possibilità di consultare gli atti con la funzione "cerca". Un enorme passo verso una effettiva parità tra accusa e difesa.
Qualcuno adesso dirà che abbiamo pochi giudici. Falso, non si discostano dalla media europea.
Beh... ma di certo siamo più litigiosi. Vero, meno dell'Austria però, ma quasi il doppio della Germania.
Il vero problema non risiede nel temperamento focoso, ma nella assoluta convenienza da parte dell'avvocato ad intentar causa. Non esiste nessun meccanismo, se non la buona coscienza del legale, che sfavorisca la proliferazione dei processi. Anche nel penale il ricorso in appello è quasi automatico, mentre in Inghilterra è fortemente scoraggiato dalla norma che somma l'eventuale pena dell'appello a quella di primo grado. Il risultato è che solo il 4-5% dei condannati ricorre in appello.
La verità è che la situazione non è irreversibile, anzi ci sono enormi possibilità di miglioramento ed in questo senso devono lavorare sia i giudici sia i politici.
Occorre ricordare però le parole del giudice torinese Bruno Tinti:"La giustizia italiana è programmata per non funzionare, perché la nostra classe politica non intende sottoporsi al controllo della legalità, per farlo ha creato leggi che la favoriscono. Se si tratta di un obiettivo studiato a tavolino non lo so, il risultato però è che l'impunità che la classe politica ha guadagnato per se stessa, adesso si estende a tutti i cittadini".
Certo, sarà il solito giudice comunista!
Le frasi virgolettate e molte altre notizie provengono da "La Palude" di Massimo Martinelli Edizioni Gremese 18,00 Euro. Le altre fonti sono il sito dell'istat http://giustiziaincifre.istat.it/ e http://www.doingbusiness.org/