Il week-end non era iniziato nel migliore dei modi. Mi stavo preparando per uscire con una ragazza brasiliana piuttosto carina, quando ricevo un suo sms che mi avverte che il nostro incontro è saltato causa cattivo tempo. E' vero che faceva un po' freddino, ma Collina Juventus-Perugia l'aveva fatta giocare in condizioni ben peggiori. Tra l'altro la proposta di bere qualcosa insieme era sua. Insomma, me l'ha cantata e suonata tutta da sola. Per farla breve, passo una serata casalinga con un bel film e quattro chiacchiere al telefono.
Il giorno dopo mi sveglio intorno a mezzogiorno e vado a pranzo con tre miei compagni di università. Incontro A. dopo cinque o sei anni e la trovo in forma smagliante, con i capelli più, lunghi, il sorriso più convinto e circondata da un alone di freschezza. Beh, è inutile che vi descrivo gli altri due, sono quelli nella foto di qualche post fa, dategli un'occhiata per rinfrescarvi la memoria. Ci mangiamo una pizza e parliamo della vita dicendo un po' di cazzate (soprattutto io, ma anche gli altri due) e qualche verità (soprattutto A. e nessuno di noi tre).
Usciamo dal ristorante e ci facciamo una passeggiata fino a Portobello Road, il pomeriggio è uggioso, ma la compagnia è piacevole anche grazie a gli altri due e non solo per A.
Facciamo un salto in un negozio vicino a Notting Hill che mi piace molto e in tutta fretta mi compro la maglietta che indosso nella foto. Li saluto e me ne ritorno a casa.
Verso le nove mi trovo a Bond Street con Valeria B. Facciamo due chiacchiere passeggiando alla ricerca di un pub dove berci qualcosa. Ci scambiamo consigli sulla nostra tormentata vita sentimentale (a dire il vero la sua si può forse dire tormentata, la mia attualmente mostra elettrocardiogramma piatto), e parliamo dei massimi sistemi. Lei è stimolante ed a volte mi sorprende con delle vere proprie perle. Per esempio, nessuno aveva mai usato l'espressione "falange oplitica" in mia presenza. Quando mi decido a togliere il maglione ed a sfoderare la mia maglietta nuova, lei mi guarda attonita e dice:"Sai cosa vuol dire?". Io cado dalle nuvole e lei allora mi rende edotto sul simbolismo gay ed alla fine della lezione scopro di indossare la maglietta utilizzata solo dagli avanguardisti dell'orgoglio gay.
Io rimango sorpreso e faccio buon viso a cattivo gioco. In fondo quanti potranno saperlo?
Più di quanti immaginate è la risposta.
Con Valeria B. raggiungo Mara al suo ristorante a Soho, dove raccogliamo una bella combriccola e ci dirigiamo verso un locale per fare due salti. Non prima di farmi dire da un manager gay del ristorante, che la maglietta potrebbe anche essere interpretata come un inno al fisting. Io faccio spallucce e replico che all'occorrenza posso correre piuttosto veloce.
Arriviamo al locale e mi sento stranamente allegro inguainato nella mia maglietta allusiva, sarà la compagnia, saranno forse le birre a stomaco vuoto (mi ero dimenticato di cenare). Parlo e rido un po' con tutti, non capisco bene perché ma al ristorante sono molto popolare e sto simpatico quasi a tutti.
In inglese a volte mi ritrovo a dire cose che difficilmente direi in italiano, sarà che mi suonano diverse e più neutre, anche se in realtà non lo sono affatto.
A un certo punto dico una di quelle cose ad una persona e si scatena un effetto a catena che produce prima una fragorosa risata, poi un abbraccio convinto ed alla fine mi ritrovo, come conseguenza del tutto inaspettata, tra le mani un numero di telefono.
Come dice Jannacci:"Io circospetto mi guardo in giro e metto via".
Il giorno dopo mi sveglio intorno a mezzogiorno e vado a pranzo con tre miei compagni di università. Incontro A. dopo cinque o sei anni e la trovo in forma smagliante, con i capelli più, lunghi, il sorriso più convinto e circondata da un alone di freschezza. Beh, è inutile che vi descrivo gli altri due, sono quelli nella foto di qualche post fa, dategli un'occhiata per rinfrescarvi la memoria. Ci mangiamo una pizza e parliamo della vita dicendo un po' di cazzate (soprattutto io, ma anche gli altri due) e qualche verità (soprattutto A. e nessuno di noi tre).
Usciamo dal ristorante e ci facciamo una passeggiata fino a Portobello Road, il pomeriggio è uggioso, ma la compagnia è piacevole anche grazie a gli altri due e non solo per A.
Facciamo un salto in un negozio vicino a Notting Hill che mi piace molto e in tutta fretta mi compro la maglietta che indosso nella foto. Li saluto e me ne ritorno a casa.
Verso le nove mi trovo a Bond Street con Valeria B. Facciamo due chiacchiere passeggiando alla ricerca di un pub dove berci qualcosa. Ci scambiamo consigli sulla nostra tormentata vita sentimentale (a dire il vero la sua si può forse dire tormentata, la mia attualmente mostra elettrocardiogramma piatto), e parliamo dei massimi sistemi. Lei è stimolante ed a volte mi sorprende con delle vere proprie perle. Per esempio, nessuno aveva mai usato l'espressione "falange oplitica" in mia presenza. Quando mi decido a togliere il maglione ed a sfoderare la mia maglietta nuova, lei mi guarda attonita e dice:"Sai cosa vuol dire?". Io cado dalle nuvole e lei allora mi rende edotto sul simbolismo gay ed alla fine della lezione scopro di indossare la maglietta utilizzata solo dagli avanguardisti dell'orgoglio gay.
Io rimango sorpreso e faccio buon viso a cattivo gioco. In fondo quanti potranno saperlo?
Più di quanti immaginate è la risposta.
Con Valeria B. raggiungo Mara al suo ristorante a Soho, dove raccogliamo una bella combriccola e ci dirigiamo verso un locale per fare due salti. Non prima di farmi dire da un manager gay del ristorante, che la maglietta potrebbe anche essere interpretata come un inno al fisting. Io faccio spallucce e replico che all'occorrenza posso correre piuttosto veloce.
Arriviamo al locale e mi sento stranamente allegro inguainato nella mia maglietta allusiva, sarà la compagnia, saranno forse le birre a stomaco vuoto (mi ero dimenticato di cenare). Parlo e rido un po' con tutti, non capisco bene perché ma al ristorante sono molto popolare e sto simpatico quasi a tutti.
In inglese a volte mi ritrovo a dire cose che difficilmente direi in italiano, sarà che mi suonano diverse e più neutre, anche se in realtà non lo sono affatto.
A un certo punto dico una di quelle cose ad una persona e si scatena un effetto a catena che produce prima una fragorosa risata, poi un abbraccio convinto ed alla fine mi ritrovo, come conseguenza del tutto inaspettata, tra le mani un numero di telefono.
Come dice Jannacci:"Io circospetto mi guardo in giro e metto via".