Lukana sta uscendo dalla sua casa nel Queens quando un vicino la informa che non è necessario che oggi si preoccupi di andare a lavorare, perché nessun aeroporto in America sarebbe stato in funzione, anzi sarebbero stati chiusi per tempo indefinito. I suoi figli sono da sua madre a Manhattan. Lei cerca di chiamarli ma le linee sono intasate, dopo il crollo della seconda torre, che ospitava numerose antenne, le comunicazioni sono completamente interrotte per tre giorni. Nessun mezzo può entrare o uscire dall'isola. Lukana avrà notizie della sua famiglia solo all'inizio del quarto giorno.
Gillian vive a Milwaukee, li c'è un'ora di fuso orario rispetto a NY. Lei vede l'impatto del secondo aereo in diretta mentre sta facendo colazione. Suo marito rimane senza parole, lei si porta le mani al viso. In pochi mesi si sarebbero dovuti trasferire proprio a NY.
Nathalia è tornata tardi e dorme ancora, ma si sente agitata, confusa e forse è ancora un po' ubriaca. Vive a Brooklyn, verso le dieci si alza ed proprio sopra downtown vede una nuvola di polvere e fumo. Accende la televisione e guarda le due torri crollare.
Ho chiesto a molti americani cosa stavano facendo quando sono crollate le torri. Le storie sono diverse, ma quasi tutte finiscono con delle lacrime.
Io sono a Milano, sto lavorando. Qualcuno mi da la notizia, ma stento a crederci. Controllo sulla rete, vedo le prime foto e rimango impressionato.
Anni dopo sono andato a vedere ground zero, come si fa in tutti i cimiteri sono andato solo ed in silenzio. L'emozione è forte, non c'è nulla di teatrale o di sontuoso, nulla. Gli americani così esagerati e pacchiani nella festa sono minimalisti ed eleganti nel dolore. A commemorare la tragedia c'è solo una bandiera ed una piccola mostra fotografica.
Cerchi di immaginare le torri, la gente, i negozi, il frastuono e la confusione. Provi ad indovinare le proporzioni degli edifici, ma è difficile. Sono stato toccato, ma non mi sono commosso. Io non ho capito cosa realmente significa ground zero per un americano. Ci ho provato, ma non ce l'ho fatta ed ho paura che siano veramente pochi gli europei che ci possano riuscire.
E voi dove eravate durante l'attacco alle torri gemelle?
Gillian vive a Milwaukee, li c'è un'ora di fuso orario rispetto a NY. Lei vede l'impatto del secondo aereo in diretta mentre sta facendo colazione. Suo marito rimane senza parole, lei si porta le mani al viso. In pochi mesi si sarebbero dovuti trasferire proprio a NY.
Nathalia è tornata tardi e dorme ancora, ma si sente agitata, confusa e forse è ancora un po' ubriaca. Vive a Brooklyn, verso le dieci si alza ed proprio sopra downtown vede una nuvola di polvere e fumo. Accende la televisione e guarda le due torri crollare.
Ho chiesto a molti americani cosa stavano facendo quando sono crollate le torri. Le storie sono diverse, ma quasi tutte finiscono con delle lacrime.
Io sono a Milano, sto lavorando. Qualcuno mi da la notizia, ma stento a crederci. Controllo sulla rete, vedo le prime foto e rimango impressionato.
Anni dopo sono andato a vedere ground zero, come si fa in tutti i cimiteri sono andato solo ed in silenzio. L'emozione è forte, non c'è nulla di teatrale o di sontuoso, nulla. Gli americani così esagerati e pacchiani nella festa sono minimalisti ed eleganti nel dolore. A commemorare la tragedia c'è solo una bandiera ed una piccola mostra fotografica.
Cerchi di immaginare le torri, la gente, i negozi, il frastuono e la confusione. Provi ad indovinare le proporzioni degli edifici, ma è difficile. Sono stato toccato, ma non mi sono commosso. Io non ho capito cosa realmente significa ground zero per un americano. Ci ho provato, ma non ce l'ho fatta ed ho paura che siano veramente pochi gli europei che ci possano riuscire.
E voi dove eravate durante l'attacco alle torri gemelle?